Ad ogni allieva di danza classica è capitato almeno una volta nella vita (ma in realtà molte di più!) di trovarsi di fronte alla richiesta di eseguire ad esempio un “battment degagè” e chiedersi: ma cos’è? per poi scoprire che è quel passo che lei conosce come “battment jetè”; o ancora sarà capitato di confrontarsi con alcune amiche che studiano in una scuola differente e notare che loro chiamano terzo arabesque quello che per lei invece è un secondo arabesque. Tranquille! E’ assolutamente vero che la danza classica è una soltanto, ma è altrettanto vero che nel corso degli anni si sono evolute diverse tecniche con piccole differenze stilistiche e di conseguenza di glossario. Siamo nella prima metà del ‘900 quando in Russia la signora Agrippina Vaganova elabora il primo programma di insegnamento della tecnica classica che oggi tutti conosciamo come appunto metodo Vaganova.

Il suo merito fu quello di elaborare i passi della tradizione accademica e suddividerli in un percorso di studi di 8 anni prevedendo una progressione in termini di difficoltà tecnica e coreografica, tale da renderlo privo di rischi per l’allievo. La base tecnica del metodo russo fa riferimento a quello italiano del Maestro Cecchetti di cui Agrippina Vaganova fu per un certo periodo allieva. Caratteristiche principali del metodo italiano sono la forza, la stabilità e la velocità di esecuzione dei movimenti che lo rendono particolarmente adatto agli uomini.

A queste caratteristiche l’insegnante russa aggiunse la morbidezza e l’eleganza nell’uso delle braccia che devono apparire quasi rilassate. Più o meno nello stesso periodo, a Londra, un gruppo di esperti del settore tra cui insegnanti, musicisti e giornalisti, fondano la Royal Academy of Dance, un’associazione a scopo didattico con l’obiettivo di elevare gli standard di formazione. Prendono parte a questo progetto gran parte dei maggiori artisti del tempo tra cui la grandissima Margot Fontain, partner per molto tempo di Rudolph Nurayev; oggi la direzione è affidata all’ex ballerina inglese Durcey Bussell.

Il metodo inglese gode di diverse influenze ed offre all’allievo una formazione completa seguendo i principi di sicurezza anatomica. Il percorso di studi ha inizio con due corsi di propedeutica (pre-primary e primary) grazie ai quali si insegnano i principi base della danza attraverso l’attività ludica, per poi proseguire con i gradi (dal 1° al 8°) dove si studia la vera tecnica classica. A questa si affianca una sezione di free movement (movimento libero) grazie alla quale ogni allievo è stimolato alla ricerca naturale del movimento uscendo dalle rigide regole che impone la tecnica, e una sezione dedicata alle danze di carattere volte a stimolare il senso del ritmo e le capacità interpretative. Ai gradi seguono infine i livelli superiori detti Vocational, corsi molto impegnativi che richiedono oltre allo studio della tecnica classica anche punte, repertorio, sbarra a terra. Il metodo RAD si distingue per la sua particolare attenzione alla precisione dei movimenti e al raggiungimento per l’allievo della piena consapevolezza del suo corpo. Ultimo ma non meno importante è il metodo Balanchine, il cui nome deriva dall’omonimo ballerino fondatore della School of American Ballet a New York. Si distingue dagli altri per un movimento delle braccia molto libero, cosi come quello delle anche; predilige l’estetica alla precisione del passo. Più che di un metodo di insegnamento si potrebbe parlare di stile; infatti questa tecnica è rivolta principalmente a ballerini professionisti o comunque allievi di livello avanzato che avendo acquisito piena consapevolezza del corpo e della tecnica riescono poi anche a trasgredire alle rigide regole. Non esiste un metodo in assoluto migliore dell’altro, ognuno ha pregi e difetti, e per questa ragione la cosa importante non è quindi scegliere il giusto metodo quanto il giusto insegnante.

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